venerdì 22 gennaio 2010

LUIGI GASPARINI - NORMANDIA -

La Normandia nella seconda guerra mondiale
Durante la seconda guerra mondiale la Normandia fu uno dei punti di partenza dell'offensiva alleata che mise fine all'occupazione tedesca. Il 6 giugno del 1944 fu lanciata l'Operazione Overlord, il maggiore sbarco di tutta la storia militare, condotta contemporaneamente su diverse spiagge del Calvados e della Manica.







Vi presero parte truppe degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e del Canada e contingenti francesi e polacchi. Lo sbarco fu l'inizio della battaglia di Normandia, che si concluse solo il 12 settembre con la capitolazione della guarnigione di Le Havre, quando diverse regioni della Francia erano già state liberate.
Un gran numero di cimiteri militari e musei di cimeli esistono nella regione a ricordo del periodo e si conservano fortificazioni in cemento, dette blockhaus soprattutto lungo la costa, che facevano parte del "Vallo Atlantico", costruito dai tedeschi.



Nel dopoguerra numerosi centri cittadini e infrastrutture dovettero essere ricostruiti dopo le devastazioni della guerra. A Rouen andarono distrutte diverse case medioevali con le facciata a travature di legno e la stessa cattedrale sfiorò la distruzione. Scomparve il centro storico di Lisieux, dove si salvò miracolosamente solo la cattedrale di san Pietro e la nuova basilica che era in corso di costruzione. Numerosi edifici andarono distrutti a Caen, mentre la cittadina di Saint-Lô fu quasi interamente distrutta.


La Normandia (Normandie) è una regione del nord-ovest della Francia, che occupa la bassa vallata della Senna (Alta Normandia) e si estende verso ovest fino alla penisola del Cotentin (Bassa Normandia). Era una delle province storiche della Francia, che fu suddivisa nel 1790 in cinque dipartimenti (Calvados, Manica, Orne, Eure e Senna inferiore (Seine-Inférieure), divenuta poi Senna marittima).


Nel 1956 i primi tre furono raggruppati nella regione amministrativa della Bassa Normandia e gli ultimi due in quella dell'Alta Normandia. Un soggetto ricorrente nelle contestazioni delle suddivisioni regionali è la richiesta di riunire i dipartimenti normanni in una sola regione.


La Normandia conta più di 3,2 milioni di abitanti, che prendono il nome di Normanni (Normands), con una densità di popolazione prossima alla media nazionale.


Le città principali, con il numero di abitanti dell'agglomerazione urbana riportato tra parentesi, sono:
Rouen (390.000 abitanti), prefettura della regione dell'Alta Normandia;
Le Havre (250.000 abitanti)
Caen (200.000 abitanti) prefettura della regione della Bassa Normandia e capitale storica
Cherbourg (90.000 abitanti).



Prodotti agricoli e gastronomici
Regione del sidro. Vi si producono anche pere e distillato di pera. L'acquavite derivata dal sidro, chiamata calvados ha anche grande rinomanza.



I bovini delle razze normanna e del Jersey sono conosciuti per la qualità del latte e sono celebri i formaggi prodotti nella regione (camembert di Normandia, livarot, neufchâtel, pavé d'Auge, pont-l'évêque). L'allevamento zootecnico in Normandia è estremamente sviluppato, costuendo, anche dal punto di vista economico, uno dei maggiori fattori di sviluppo. La Normandia è inoltre la prima regione produttrice di ostriche in Francia.


La Normandia è una creazione storica e non ha una vera unità geografica: si divide tra le due grandi regioni naturali del nord della Francia, costituite dal bacino parigino e dal massiccio armoricano.



La divisione geografica non è seguita neppure nell'attuale suddivisione amministrativa in due regioni e il confine tra le due zone traversa da nord a sud i dipartimenti del Calvados e dell'Orne.



La differenza paesistica è tuttavia poco accentuata, poiché entrambe le regioni godono dello stesso clima e praterie e campi coltivati si ritrovano identici in entrambe.



Le coste presentano aspetti molto diversi: alte scogliere nella regione di Caux (Costa d'Alabastro), vaste spiagge di sabbia fine nel Calvados (regione di Auge, Bessin, Costa fiorita) e grande varietà nella Manica, con promontori elevati nel nord della penisola del Cotentin e litorali bassi e sabbiosi nella zona di Saint-Vaast e del Mont Saint Michel.

Testo tratto dall'enciclopedia

mercoledì 20 gennaio 2010

Borgo Val di Taro PR visto dall'alto

Borgo Val di Taro (spesso chiamato Borgotaro) è un comune di 7.149 abitanti della provincia di Parma

Storia
Nella romanità
La valle del Taro, in epoca preromana, era abitata dai Liguri velleiati. Con l'estendersi dell'occupazione di questi territori da parte dei Galli prima e dei Romani poi, i Liguri si attestarono nella Liguria propriamente detta dopo una strenua difesa sui monti dell'Alta Val Taro. La resistenza dei liguri velleiati fu vinta nel 157 a.C. dalle legioni romane al comando del proconsole Mario Fulvio Nobiliore, in uno scontro che avvenne, pare, attorno al monte Penna (m. 1735). Durante l'epoca barbarica la Valle del Taro fu occupata dai Longobardi fin dall'epoca dell'invasione in Italia o almeno dal regno di Agigulfo.
Nel medioevo
Tra il VIII e il X secolo anche nell'area dell'alta valle del Taro, così come in molte zone di transito, sorsero i monasteri colombaniani detti regi perché beneficiavano delle donazioni imperiali.

Questi monasteri avevano giurisdizione su vasti territori e proprio dall'Abbazia di San Colombano di Bobbio, fondato da San Colombano, dipendeva Torresana, antico nome di Borgo Val di Taro. La corte di Torresana era uno dei più vasti e redditizi possessi del monastero bobbiense e fu divisa dai frati in 47 livellari dai quali la comunità colombaniana percepiva redditi non solo dalle attività agricole e pastorali, ma anche dal transito di merci e persone tra la pianura padana e le città di Genova e Lucca

Intorno all'anno mille i Platoni, tra i più potenti livellari dell'Alta Valle del Taro, mal sorvegliati dal monastero di Bobbio, cominciarono a considerare le terre ed i proventi affidati loro in gestione, come beni proprii e a suddividerli tra gli eredi dai quali ebbero origine nuove famiglie che faranno la storia di Borgo Val di Taro e d'intorni.


Un probabile imparentamento dei Platoni con i Malaspina favorirà l'espandersi di questa potente famiglia nel valtarese. I Platoni, impossibilitati a controllare le terre di cui erano signori, nella prima metà del XII secolo, giurararono fedeltà e vassallaggio al Comune di Piacenza adottandone leggi e statuti che regoleranno la vita della comunità borgotarese anche nei secoli futuri. Burgus Vallistari, di parte guelfa rimane nell'orbita di Piacenza, anch'essa guelfa, fino al 1317 quando Galeazzo Visconti divenne signore di tutto il vescovado piacentino.


Da quel momento è tutto un susseguirsi di signorie che esercitano il loro potere in nome del Duca di Milano o contro di esso: la Chiesa di Giovanni XXII, Francesco Scotti, Azzo Visconti, Borromeo dei Borromei, i Piccinini, i Landi. Nel XIII secolo fa la sua comparsa nel valtarese la potente famiglia genovese dei Fieschi che per tutto il '400 e il '500 contenderà alla famiglia piacentina dei Landi il potere sulla Repubblica di Borgo Val di Taro, lasciando evidenti segni di buon governo come attestano i numerosi capitoli tra i Fieschi e la Comunità di Borgo Val di Taro.

I Fieschi abbandoneranno definitivamente il Borgo nel 1547 dopo la fallita congiura di Gianluigi Fieschi contro la Repubblica di Genova (per la verità contro Andrea Doria) a cui parteciparono molti borgotaresi e pontremolesi.


In età moderna
Con i Fieschi fuori gioco, i Landi rientrarono in Borgo Val di Taro assumendo verso la nobiltà locale e la popolazione un atteggiamento vessatorio che portò alla loro cacciata il 23 febbraio 1578. Del fatto approfittò il Duca Ottavio Farnese che occupò il Borgo in aperto contrasto con l'imperatore. Nel 1636 truppe imperiali entrarono in Borgo Val di Taro e restituirono il borgo al Doria marito di Polissena Landi, ultima erede della famiglia.


Su iniziativa del Papa Urbano VIII il Doria/Landi dovette restituire il borgo al duca Farnese nel 1646 e, da quell'anno, Borgo Val di Taro entrò nel Ducato farnesiano. I Farnese lasciarono a Borgo Val di Taro un buon grado di autonomia e, nonostante la perdita dell'aureola di principato posseduta con i Landi ed i Fieschi, la società borgotarese continuò a ben svilupparsi considerata la natura montuosa e poco accessibile del luogo. Continuarono a fiorire le arti mechaniche e liberali e si rafforzò una componente di nobiltà da sempre esistente, una nobiltà civica strettamente connessa con la detenzione e l'esercizio del potere cittadino.

Nacque così quell'elite cittadina che costituì una classe sociale separata dalle altre, selezionata per prestigio e ricchezza e che comprendeva le famiglie dei Bertucci, Boveri, Capredasca, Cassio, Celio, Costamezzana, Costaerbosa, Fenaroli, Ena (o Hena), Leonardi, Manara, Menaglioto, Misuracchi, Piccenardi, Platoni, Rugali, Ruinaglia, Tardiani. Nel 1802 con la morte del Duca Ferdinando e passando suo figlio Ludovico a governare l'Etruria, il Governo del ducato restò vacante. Ne approfittò Napoleone che introdusse le leggi francesi, pose il ducato nel dipartimento degli Appennini, sotto la prefettura di Chiavari e la sottoprefettura di Pontremoli.

Foto Roberto Dellapina
Durante il Risorgimento
Dopo la sconfitta di Napoleone, Parma, Piacenza, Guastalla e quindi anche il Borgo, passarono sotto il governo di Maria Luigia. In queste zone fu dato grande impulso ai moti carbonari del 1821 e 1831 e furono tentati moti insurrezionali sotto il governo di Carlo II di Borbone, figlio di Maria Luigia costretto all'esilio durante la prima guerra di indipendenza, ma rientrato a Parma dopo la sconfitta di Novara. Nel 1859 avvenne l'annessione dell'Emilia al Piemonte e da quel momento la storia di Borgotaro entra a far parte della storia nazionale.


Nelle ultime due guerre
Gli uomini di Borgotaro parteciparono alle due guerre inquadrati nelle divisioni di fanteria e soprattutto nei reggimenti alpini delle divisioni Julia e Tridentina seguendo le sorti di quei combattenti sulle vette del Carso o in terra di Russia.

Dopo l'8 settembre del '43 sui monti della Val Taro si organizzò un movimento di resistenza che vide impegnati partigiani, tedeschi e repubblichini di Salò in azioni di attacco e rastrellamento che insanguinarono la Valle; a quelle vittime si aggiunsero quelle dei bombardamenti alleati. Per la sua partecipazione alla Guerra di liberazione, Borgo Val di Taro è stata insignita della Medaglia d'oro al Valor Militare.



Luoghi d'interesse
La chiesa di Sant'Antonino
Cartello che indica la Via Francigena in località Valdena.
Visitando il Borgo si possono vedere: parte del castello (solo parte della torre), il monumento a Elisabetta Farnese, la chiesa parrocchiale di Sant'Antonino (1200 ca), la chiesa di San Domenico, la sede della Comunità Montana (nell'edificio che ospitava l'ospedale), l'arco di Porta Farnese, palazzo Boveri (che ospitò Elisabetta Farnese) ed il borgo medievale rimaneggiato in stile barocco.
Interessante anche la Via Francigena che passa dal comune di Borgotaro.





Foto Roberto Dellapina e Valerio Agitati
Testo da Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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martedì 19 gennaio 2010

Belforte Borgotaro un tramonto dal castello

Epoca - probabilmente voluto dal Comune di Parma per controllare la strada verso la Lunigiana e per contrastare gli attacchi dei pontremolesi, risale al XII secolo.



Ubicazione - il castello si trova a Belforte, piccolissimo centro dell''alta Valtaro

Stato di conservazione – del castello rimangono solo pochi ruderi. Si può però riconoscere uno strato di murature esterna e l'estenzione perimetrale dell' intera struttura

Come arrivarci - Belforte si trova sopra Ostia Parmense ( circa 5 km ), facilmente raggiungibile dalla superstrada che collega Borgotaro al suo casello autostradale, e quindi dall'autostrada Parma – La Spezia

Cenni storici - Il castello, da cui ora non si scorge quasi nulla, fu un importante feudo della famiglia Sanvitale 1323 al 1648, quando il territorio diventa feudo montano, e così anche Belforte.

Passa nel 1733 ai marchesi Dalla Rosa e poi nobili Gimone di Genova nel 1788, e da qui perde il suo valore storico, smarrendosi nell'oblio.
Tuttavia ritornando alle origini, è necessario soffermarsi sulle vicende alquanto complicate che hanno coinvolto il castello in questione

Infatti nel 1247 l'imperatore Svevo Federico II, durante i movimenti contro Parma, conquista vari presidi del Comune, e tra questi Belforte, il cui castellano, che le fonti identificano in Albereto Bonsignoretto si era arreso “ Senza colpo ferire”

Una volta sconfitti gli imperiali, i parmigiani assegnano la fortezza ad un podestà con carica annuale.
Da questo momento si contendono il castello le famiglie Rossi e Sanvitale, con questi ultimi che poi hanno la meglio, restando vi padroni fono alla tragica vicenda della “giustizia farnesiana” del 1612 “vedi anche la Rocca di sala Baganza”
Come visitarlo – i resti del castello sono liberamente visitabili, facendo le dovute attenzioni a causa dell'instabilità della struttura. Entrando all'interno si può anche vedere un antico pozzo, profondo circa 20 metri, che è stato recuperato e reso visibile dalle mani sapienti degli abitanti di Belforte, che dimostrano un gran legame con la storia del loro paese.

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