martedì 23 marzo 2010

Zambia Roberto Chilosi


Dicembre 2009
Immagini del viaggio in mezzo alla natura
e ai corsi d'acqua africani
Reportage dallo Zambia

Natale in Africa, nello Zambia: il bellissimo reportage fotografico e i racconti del borgotarese Roberto Chilosi, alla scoperta, in canoa, dei suoi magnifici corsi d'acqua e della sua natura incontaminata. Un'altra bellissima avventura, alla scoperta del mondo.


Un contributo di Roberto Chilosi
Zambia, la vera Africa
Livingstone, Zambia, dicembre 2009.
Lo spettacolo che abbiamo di fronte è impareggiabile: le cascate Vittoria, 1700 mt di sviluppo orizzontale per 110 mt di altezza, un fiume enorme, lo Zambezi, che percorreremo in canoa a partire da domani.
Raggiungiamo Livingstone dopo un’estenuante viaggio di 30 ore ripartite tra aereo e autobus.
Siamo partiti che nevicava, qui ci sono 35°C e un sole accecante.
Ero giù stato qui nel 1998, sempre per andare in canoa sullo Zambezi, uno dei fiumi più grossi e impegnativi del pianeta.
Ma anche uno dei più commerciali, infatti molte agenzie turistiche inseriscono nei loro programmi di viaggio alle cascate, oltre ai safari, la discesa in rafting della Batooka gorge, il nome della gola che si forma a valle delle cascate.


Lo Zambezi un placido, caldo e enorme fiume tropicale, nasce nel nord dello Zambia e, dopo un lento percorso attraverso lo Zambia stesso e l’ Angola, precipita dall’altopiano sul quale scorre, in una nerissima e profonda gola, chiamata appunto Batooka dai locali.
A partire da questo punto il fiume segna il confine tra Zambia e Zimbabwe.

Le cascate si chiamano Mosi-oa-Tunya “fumo che tuona”, e immagino lo stupore di Jonhatan Livinstone nel 1855 quando, durante l’esplorazione della zona, si trovò di fronte quella che ora e’ considerata come una delle 7 meraviglie del pianeta.
Lo scopo di Livingstone, esploratore missionario, oltre a quello di portare la parola di Cristo in questa remota parte d’ Africa, era quello di trovare una idrovia che consentisse i commerci inglesi tra l’est e l’ovest del continente senza dover doppiare il Capo via mare.

Le cascate e la gola sottostante erano quindi un ostacolo insormontabile per le aspirazioni commerciali dell’impero, ma lo spettacolo lo aveva impressionato a tal punto da dedicare il nome stesso alla sua regina.

Quello che per l’impero coloniale inglese era stata una delusione, è il nostro divertimento e la nostra meta.
Passiamo il primo giorno, un poco storditi dal viaggio, a visitare le cascate e la città, circa 15.000 abitanti, verdissima in questo periodo dell’ anno, dove ancora si possono trovare delle vestigia della dominazione inglese (fino al 1964 lo Zambia era la Rhodesia del Nord), quali lo storico albergo di fine '800 e i grandi viali alberati.

Pochissimi turisti e comunque tutti nelle ospitali e comode lodge dove anche noi abbiamo una camera.
Siamo in tre: io, Federica, la mia compagna e Matteo il mio inseparabile compagno di viaggio, milanese.
L’atmosfera della città è molto rilassata benchè in centro ci sia abbastanza caos.


Lo Zambia non è un Africa povera nel senso che la natura è rigogliosa e fornisce i suoi abitanti di tutto ciò che hanno bisogno per sfamarsi, oltre alla sussistenza però c’è poco, almeno secondo i nostri canoni.
Al di fuori della città solo villaggi di capanne, senza luce nè acqua.

Mentre facciamo il giro sul ciglio delle cascate il primo disastro del viaggio: cado con la macchina fotografica in acqua, senza il contenitore stagno naturalmente.
Disperazione: passo 2 ore per la città a cercare dei microcacciaviti per tentare di smontare il teleobbiettivo e farlo asciugare.

Ho altre 2 macchine foto, sono previdente, ma ho inzuppato la migliore che ho.
Mi ritrovo a passare la serata, dopo aver comunque organizzato la discesa in canoa per il giorno dopo tramite un mio amico francese residente qui, a fare un lavoro di precisione che ben poco mi si addice, disperando comunque di riuscire a rimediare al disastro.
E vabbè.
La mattina siamo pronti… sono pronto, la Federica e Matteo che scenderanno in gommone non sono per niente convinti, hanno sentito troppi racconti su questo fiume per intraprendere la discesa con tranquillità

E’ effettivamente enorme, come si può vedere dalle foto, per dare un’ idea della portata in questo periodo ha circa 1200 metri cubi al secondo (il Taro la notte di Natale probabilmente non superava i 600), però è calda (28°C), però ci sono i coccodrilli, però i gommoni si ribaltano etc etc.
Matteo è un ottimo canoista, ma per il primo giorno preferisce scendere in gommone, più stabile, per verificare la grandezza e difficoltà delle rapide.
E andiamo in fiume.

Nonostante l’abbia già fatto (ero stato qui quasi un mese nel 98), sono emozionato e impaurito anch’io quando mi imbarco sotto la cascata a Boiling Pot (pentola ribollente).


Noi canoisti europei non siamo abituati a simili volumi d’acqua e i primi km normalmente sono abbastanza ansiogeni.
Poi ci si abitua.

La discesa dei due baldi compari non inizia benissimo, nelle prime 5 rapide si ribaltano 5 volte, la loro giuda, Potatoes, un ragazzo di colore, non è molto in forma, tanto che la Federica, all’ennesima emersione da sotto il gommone flippato, mi apostrofa con un terribile “questa me la paghi”. In canoa vado bene, mi sono allenato molto, e tolti i primi nervosi km iniziali, mi diverto un mondo.
Vediamo pure qualche piccolo coccodrillo, ma tra le rapide sono veramente piccoli, non più di un metro, praticamente innocui.

Quelli grossi e mortalmente pericolosi sono più a valle, nel tratto basso del fiume.
Le rapide sono 25 e tutte hanno un nome, il fiume è stato disceso per la prima volta da un gruppo di fortissimi canoisti americani, nel 1983 e aperto commercialmente alle compagnie rafting nel 1986.

La giornata è torrida e altri due disastri si aggiungono al conto del teleobbiettivo affogato ieri sera: a mezzogiorno sono, incredibile a dirsi visto che sono in fiume, disidratato e alle soglie di un colpo di calore, ma non ho con me le pasticche di micropur per depurare l’acqua, una leggerezza incredibile.
Tra i due mali scelgo quello minore e bevo l’acqua del fiume: il mio stomaco è tuttora in subbuglio.

Poi, alla rapida 18 (Oblivion, un nome un programma), un’ondata evidentemente più violenta delle altre (ci sono onde alte sino a 5 mt) mi strappa letteralmente di dosso la macchina fotografica subacquea che ho nel salvagente.
E' dura l’avventura.

Mi viene da piangere, considerato che l’avevo appena comprata, ma non voglio rovinarmi la vacanza, del resto le foto in fiume in questo servizio sono state scattate da un gentilissimo ragazzo americano, ottimo canoista che è sceso con noi.

Apro una parentesi folkloristica, ma forse nemmeno tanto: il Dio del fiume Zambezi per la tribù Tonga che vive sulle sponde del fiume, è Nyminyami, un incrocio tra un serpente e un pesce.

E' un Dio che li protegge e li sfama nei periodi di carestia e chiunque si avvicini al fiume deve necessariamente indossare il ciondolo che lo raffigura, pena sventura e incidenti.
Ieri e oggi non lo avevo, e meno male che non sono superstizioso.

Finisce la giornata che siamo sfiniti, ma anche la Federica e Matteo alla fine si sono divertiti ed esaltati.

Il rientro in camion verso Livingstone, attraverso il bush e la savana, è meraviglioso e solo questo meritava lo sforzo di essere arrivati fino a qui.

Il giorno successivo scendiamo ancora in canoa, oggi anche Matteo opta per il kayak in luogo del gommone e la giornata passa veloce ed esaltante.
Siamo sotto Natale che, nonostante il caldo, è molto sentito anche qui.

Organizziamo per andare a fare un safari fotografico di 4 giorni al Kafue National Park, nel centro dello Zambia, abbandoniamo Livingstone, molto a malincuore, ma del resto è un paese talmente vasto e ci sono così tanti animali che non vale la pena rimanere in un posto solo.

E' la stagione delle piogge e questo è un grosso limite per gli avvistamenti, ma confidiamo nella buona sorte e nel fatto che, essendoci pochissimi turisti gli animali siano più tranquilli e confidenti.

Il giorno di Natale lo passiamo in autobus, 14 ore, e la sera la nostra guida, un ragazzo di colore, Kennedy, si perde mentre cerchiamo il campo per la notte.

Scendere dal bus non si può (si legga: leoni, leopardi, elefanti, ippopotami e compagnia) e la prospettiva di passare la notte in bus non è esaltante, ma come recita una frase su un libro che è diventato il mio motto quando viaggio “in questi paesi le cose non vanno come nei paesi occidentali: se pensate e sperate che tutto vada bene, non dovreste essere qui”

Comunque arriviamo che è notte, siamo sulle rive del Kafue River: appena scesi, montate le tende, la guida ci dice “ non uscite dalle tende perchè gli ippopotami vi attaccano e vi uccidono”


Ah, bene, grazie, io ho la dissenteria e come ci vado nel cespuglio?


L’ippopotamo è l’animale che uccide di più in Africa a dispetto della sua aria pacioccona, è molto aggressivo specialmente la notte quando esce a pascolare, ed è molto agile, nonostante la mole.
Infatti la mattina alle 3.30 mi sveglio per il rumore che i "besti" fanno alle mie spalle.

Passo un’ ora tremenda disperando di riuscire a trattenere il mio intestino, poi per fortuna li sento allontanarsi e la luce del giorno mi restituisce forza e vigore.

Il posto è da favola benchè non possiamo allontanarci dal campo e non possiamo avvicinarci all’acqua.
Non possiamo allontanarci dal campo per via dei leoni e niente acqua per via dei coccodrilli.

Ci portano in giro su una jeep aperta e solo la prima ora del giro che facciamo nel parco (che per intendersi ha una superficie superiore a quella della Lombardia) ci fa dimenticare il viaggio di ieri e la notte con gli ippopotami: zebre, antilopi, alocefali, kudu, facoceri e poi i ghepardi, uno spettacolo.



Il paesaggio, con un orizzonte ampissimo e con l’aria pulita dai temporali è da mozzare il fiato.
Durante il giorno, causa caldo rimaniamo al campo all’ombra di un grosso albero, poi la sera di nuovo in giro a cercare animali.


Elefanti, licaoni poi leoni, ancora ippopotami e coccodrilli oltrechè centinaia di antilopi e gazzelle di tutte le specie


I giorni passano sempre troppo in fretta quando si sta bene e non facciamo quasi a tempo ad adattarci al posto che giù dobbiamo rientrare in Italia.
Le foto che vedete sono per la maggior parte scattate con l’obbiettivo che magicamente sono riuscito a riparare, forse ho sbagliato lavoro…
Foto tratte dal sito web www.valtaro.it

Zambesi
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Disambiguazione – Se stai cercando il distretto dello Zambia, vedi Zambezi.
Il fiume Zambesi, o Zambezi, con i suoi 2.574 km di lunghezza è il quarto fiume più lungo dell'Africa, e il più grande tra i fiumi che sfociano nell'Oceano Indiano. La sua sorgente si trova in Zambia, scorre poi in Angola, lungo il confine tra Zambia e Zimbabwe, fino al Mozambico, dove sfocia nell'Oceano Indiano. Il suo bacino copre un'area di 1.570.000 km², poco meno della metà di quello del Nilo.
La caratteristica più spettacolare dello Zambesi sono le cascate che si formano lungo il suo corso, tra queste vi sono le cascate Vittoria, che sono tra le cascate più grandi del mondo. Altre cascate di notevole importanza sono le cascate Ngonye nello Zambia occidentale e le cascate Chavuma al confine tra Zambia e Angola. Nonostante la sua lunghezza lo Zambesi è scavalcato da solo 5 ponti: a Chinyingi, a Katima Mulilo, alle cascate Vittoria, a Chirundu e a Tete.
Esistono due principali fonti di energia idroelettrica sul fiume: la diga di Kariba, che fornisce energia allo Zambia e allo Zimbabwe, e la diga Cabora-Bassa in Mozambico che fornisce energia al Sudafrica. Esiste anche una stazione energetica più piccola alle cascate Vittoria.

La sorgente
Il fiume sorge in una zona paludosa nello Zambia nord-occidentale, tra colline ondulate coperte da foreste, ad una altezza di circa 1.500 metri sul livello del mare. Ad est della sorgente vi è uno spartiacque naturale tra il bacino del Congo e il bacino dello Zambesi, costituito da una fascia montagnosa la cui altezza diminuisce bruscamente sia in direzione nord che in direzione sud, e che si estende longitudinalmente in direzione est-ovest tra le latitudini 11 e 12 gradi sud. Nelle vicinanze della sorgente non vi è uno spartiacque così ben delimitato, tuttavia i bacini dei due fiumi non comunicano in nessun punto.

Zambesi superiore
Le cascate Vittoria
Il fiume scorre in direzione sud-ovest per circa 240 km, per poi piegare verso sud e unirsi a molti affluenti. A pochi chilometri a nord di Kakengi, il fiume si allarga da 100 a 350 metri, e a sud di Kakengi vi sono una serie di rapide che terminano nelle cascate Chavuma, dove il fiume scorre attraverso una stretta fenditura rocciosa.

Il primo dei grandi affluenti che si uniscono allo Zambesi è il fiume Kabompo nello Zambia settentrionale, e un po' più a sud vi è la confluenza con il più grande degli affluenti dello Zambesi, il fiume Lungwebungu. A 30 km più a sud dall'unione con il Lungwebungu la terra diventa piatta, e nella stagione delle piogge è in gran parte coperta dalle inondazioni. Ottanta chilometri più a sud, nei pressi della città di Lealui, il fiume Luanginga, che con i suoi affluenti copre una ampia area del bacino occidentale, si unisce allo Zambesi. Dopo Lealui il fiume piega verso sud-est.

Dal lato orientale continua a unirsi a numerosi affluenti minori, mentre dal lato occidentale rimane senza affluenti per 240 km, quando si unisce al fiume Cuando. Qualche chilometro prima del fiume Cuando, lo Zambesi inizia a scorrere in direzione est, e il suo corso viene interrotto dalle cascate Ngonye e successivamente da una serie di rapide.

Dopo l'unione con il Cuando il letto del fiume diventa molto largo e poco profondo e l'acqua avanza a bassa velocità, e, scorrendo in direzione est verso il grande altopiano centrale africano, raggiunge il grande dislivello che forma le cascate Vittoria.

Dai 1500 metri di altezza alla sorgente, il fiume scende a circa 1100 metri quando arriva nei pressi di Kakengi, dopo aver percorso 350 km. Da questo punto fino alle cascate Vittoria, il livello del bacino rimane sostanzialmente uniforme, scendendo di soli 180 metri.


Zambesi medio
Le cascate Vittoria sono considerare il confine tra lo Zambesi superiore e lo Zambesi medio. Dopo le cascate il fiume continua a scorrere verso est per 200 km, attraversando pareti perpendicolari di basalto, che formano una gola di larghezza variabile dai 20 ai 60 metri, tra colline alte 200-250 metri. Lungo questa gola vi sono una successione di rapide che continuano per un tratto di circa 240 km, alla fine del quale il livello del fiume risulta più basso di 250 metri.

Il lago Kariba visto dallo spazio
A questo punto il fiume entra nel lago Kariba, formatosi nel 1959 quando venne completata la diga Kariba. Il lago è uno dei laghi artificiali più grandi del mondo, e l'energia idroelettrica prodotta grazie alla diga soddisfa il fabbisogno energetico di gran parte dello Zambia e dello Zimbabwe.


Subito dopo la diga, il fiume continua verso nord, fino alla confluenza con il fiume Kafue, dopo il quale il corso del fiume piega verso est. Dopo circa 150 chilometri si unisce a un altro grande affluente di sinistra, il Luangwa, per sfociare così nel lago Cahora Bassa, in Mozambico, dove ufficialmente termina il corso dello Zambesi medio. Il lago si formò nel 1974 dopo la costruzione della diga che ne prende il nome, in una zona precedentemente nota per ospitare una serie di rapide pericolose, conosciute col nome di Kebrabassa.


Zambesi inferiore
Lo Zambesi inferiore è lungo 650 km e va da Cahora Bassa all'Oceano Indiano. È completamente navigabile, anche se le sue acque, durante la stagione secca, sono basse in molti punti. Le secche emergono quando il fiume arriva in un'ampia valle dove il letto del fiume si allarga, coprendo una grande area. La sua larghezza varia da 5 a 8 km, con l'unica eccezione del tratto iniziale, in cui il fiume attraversa la gola Lupata, una serie di dirupi scoscesi, che lo rendono non più largo di 200 metri.


Più a valle il flusso del fiume si divide in diverse ramificazioni, che durante la stagione delle piogge si riuniscono in vari punti a formare un unico flusso. A 150 km dalla foce, lo Zambesi riceve le acque del lago Malawi attraverso il fiume Shire. Avvicinandosi all'Oceano Indiano, il fiume si dirama formando un ampio delta, in cui le quattro bocche principali, Milambe, Kongone, Luabo e Timbwe, sono ostruite da banchi di sabbia. Una bocca molto più a nord, chiamata Chinde, ha una profondità minima di 2 metri all'entrata, e di 4 metri all'interno, ed è la ramificazione usata per la navigazione. Il delta dello Zambesi è oggi la metà di come era prima della costruzione delle due grandi dighe Kariba e Cahora Bassa.

Nello Zambesi sono anche presenti diverse centinaia di specie di pesci, alcune delle quali sono endemiche del fiume. Tra le specie più importanti vi sono le ciclidi che sono pescate in grandi quantità come fonte di sostentamento, e il pesce gatto, il pesce tigre e altre specie di grandi dimensioni. Lo squalo leuca, che avvolte è chiamato anche squalo dello Zambesi nonostante sia presente anche in altre parti del mondo, abita nelle acque costiere ma viene avvistato anche in zone molto interne dove il fiume continua ad essere largo

Economia
La popolazione della valle del fiume Zambesi si aggira attorno ai 32 milioni di persone, l'80% delle quali dipende dall'agricoltura delle terre circostanti, rese molto fertili dal fiume.
Le comunità vicine al fiume praticano una pesca intensiva, molte persone viaggiano in zone molto lontane per poter pescare. Alcune città che si trovano sulle strade per raggiungere il fiume, impongono ufficiose 'tasse sul pesce' alle persone che portano il pesce dello Zambesi in altre parti del paese.

Oltre alla pesca per sostentamento, in alcune zone del fiume è molto praticata la pesca sportiva. Tra le città di Mongu e Livingstone è praticata la pesca turistica, che permette ai turisti di pescare specie esotiche, impossibili da trovare in altre zone. In fine è anche presente la pesca per la vendita di acquari.
La valle del fiume è ricca di depositi minerari e di combustibili fossili, e di miniere di carbone. Le dighe lungo il suo corso forniscono lavoro a molte persone, per la manutenzione sia delle stazioni di energia idroelettrica che delle dighe stesse. Molte zone del fiume sono destinazioni turistiche molto popolari. Le cascate Vittoria sono visitate da oltre un milione e mezzo di persone ogni anno, altre zone importanti per il turismo sono le paludi di Mana e il lago Kariba.


Trasporti
Le Cascate Vittoria e il ponte che attraversa lo Zambesi.
Il fiume è spesso interrotto da rapide, per cui non è mai stato una via di trasporto importante per le lunghe distanze. Tuttavia, per brevi tratti, è molto più conveniente navigare lungo il fiume che sulle strade dell'entroterra, che spesso si trovano in condizioni non praticabili a causa di inondazioni che avvengono regolarmente. In oltre, molti villaggi che sorgono sulle coste del fiume sono raggiungibili solo tramite imbarcazioni.


Solo cinque ponti attraversano il fiume lungo tutto il suo corso, dei quali uno può essere attraversato solo a piedi. Tuttavia, in molti punti il fiume può essere attraversato, sia da persone che da veicoli, tramite dei traghetti ferroviari. Il ponte alle cascate Vittoria è stato il primo ad essere costruito, e fu completato nell'aprile del 1905. Fu inizialmente pensato come un parte di una ferrovia che avrebbe dovuto collegare il Cairo a Città del Capo, ma il progetto non fu mai completato.

Il ponte è lungo 250 metri, e si trova a una altezza di 125 metri dalle acque del fiume sottostante. I ponti successivi furono costruiti a Chirundu in Zambia nel 1939, a Tete in Mozambico negli anni '60 e a Chinyingi nel nord dello Zambia negli anni '70, quest'ultimo attraversabile solo a piedi. Nel 2004 fu completato il ponte che attraversa il fiume collegando Sesheke in Zambia a Katima Mulilo in Namibia.

Esplorazioni del fiume
La regione dello Zambesi era conosciuta ai geografi medioevali come l'Impero di Monomotapa, e il corso del fiume, come anche le posizioni del lago Ngami e del lago Nyasa, erano descritti molto accuratamente nelle mappe antiche. Esse erano probabilmente disegnate a partire dalle informazioni dei commercianti arabi.

Il primo europeo a visitare la parte superiore dello Zambesi fu David Livingstone, nella sua esplorazione partita da Bechuanaland nel 1851. Due o tre anni dopo egli discese il fiume fino alla foce, scoprendo durante il viaggio le cascate Vittoria. Negli anni 1858-60, accompagnato da John


Kirk, Livingstone risalì il fiume dalla foce Kongone fino alle cascate, tracciò il corso del suo affluente Shire e scoprì il lago Malawi.
Nei successivi 35 anni poche esplorazioni ebbero luogo nella regione del fiume, ma nel 1889 fu scoperto il canale Chinde, a nord delle principali foci del fiume. Le esplorazioni guidate dal Maggiore A. St Hill Gibbons nel 1895-96 e nel 1898-1900 furono una prosecuzione del lavoro iniziato da Livingstone nella parte superiore del bacino e nel corso centrale del fiume. L'esploratore portoghese Serpa Pinto nel 1878 esplorò alcuni affluenti occidentali e fece misurazioni delle cascate Vittoria


Ecologia
Le acque del fiume in prossimità dei centri urbani sono in gran parte inquinate a causa dell'inadeguata presenza di sistemi di trattamento delle acque reflue, che porta a scaricare liquami non trattati direttamente nel fiume. Questo ha portato a una eutrofizzazione delle acque del fiume ed è stato veicolo di diffusione di malattie legate all'igiene come colera, tifo e dissenteria


La costruzione di due grandi dighe, che regolano il flusso del fiume, ha avuto un impatto negativo sulla vita animale e sulle popolazioni umane nella regione bassa dello Zambesi. Quando la diga Cahora Bassa fu costruita nel 1973, i suoi gestori permisero che essa venisse riempita in una sola stagione delle piogge, andando contro le raccomandazioni di riempirla nell'arco di almeno due anni.

La drastica riduzione della porta d'acqua del fiume ha portato a una riduzione del 40% della copertura delle mangrovie, aumentando l'erosione della regione costiera e riducendo del 60% la pesca di gamberetti a largo della foce del fiume. Le zone umide al di sotto della diga si sono ridotte in modo considerevole.

Il testo tratto
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Foto e altro testo da www.valtaro.i